lunedì 3 agosto 2009

IL LIBRO DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE


Parlare di Jorge Valdano significa rimandare la mente alle immagini di un atleta, un uomo alto, elegante, potente nella corsa e nel salto, goleador padrone delle difese avversarie. Un grande attaccante del Real Madrid e campione del Mondo con l’Argentina di Maradona nel 1986. Ma Valdano è stato un calciatore particolare, un calciatore che leggeva i classici sudamericani ed europei, da Borges a Garcia Marquez, da Calderon de la Barca a Camus, poco amato nel suo ambiente, guardato con distacco dai cosiddetti intellettuali.
Ora Valdano è uno scrittore vero, che parla di calcio come pochi altri, con un linguaggio, con una capacità descrittiva che si sommano alle sue conoscenze sportive e letterarie. Un narratore di calcio che sa coglierne gli aspetti più profondi, più curiosi, ma soprattutto più poetici. Gianni Mura, che ne ha curato la prefazione, suggerisce di iniziare la lettura di“Il sogno di Futbolandia” partendo dal post scriptum che chiude il libro: “Vorrei che coloro che mi hanno insegnato a sognare sapessero che io continuo a farlo. E che non ho intenzione di smettere.”E’ il sogno di un calcio che deve continuare a essere poesia, dai campetti dalle linee immaginarie e le porte fatte con camicie sudate, fino alle grandi platee metropolitane. Un sogno che nasce dal compimento di grandi imprese: per qualcuno vincere un campionato del mondo, per altri continuare con passione a incantare i pochi spettatori su uno sperduto campo della Patagonia. Personaggi famosi o sconosciuti, non ha importanza se non se ne conosce il volto, se non se ne saprà mai il nome, ciò che veramente conta è che in ognuno di loro viva l’anima di uno sport che rischia di non essere più bellissimo. Vincere è importante, più importante è come si vince, perché anche il calcio può essere un’arte.“In una partitella improvvisata in strada, di colpo, c’è sempre qualcuno che inventa qualcosa, un ragazzino, magari non molto alto né molto forte, né particolarmente rapido, che trova il modo più originale per risolvere un problema. Non usa il catalogo delle soluzioni conosciute. Crea. Solo dopo potrà chiamarsi Garricha, o Romario”.Non è l’autobiografia di un calciatore, perché non è il primo libro di Valdano, è invece l’analisi di un mondo visto dall’interno, da chi ha profondamente amato soprattutto l’aspetto ludico di qualcosa che ora sembra essere solo business.L’agitazione della notte prima, la gioia o lo sconforto della notte dopo una partita; gli esordi e chi ora fa un altro mestiere, il successo e l’amicizia sincera di Maradona. Oscuri personaggi veri, degni della fantasia di Osvaldo Soriano, si alternano a nomi o eventi calcistici che ormai hanno assunto risonanza mondiale, da Obdulio Varela a Veron, da Scirea a Van Basten. Ma non è importante. Quello che in realtà conta veramente è El miedo escénico (titolo originale), la paura del palcoscenico, l’ansia di dover regalare qualcosa agli spettatori che non sia solo la vittoria.Non è un libro sul calcio, ma un libro su ciò che il calcio deve rappresentare e sulle emozioni che può dare anche a dispetto del risultato; ricco di aneddoti e curiosità ma anche di puntuali note tecniche, racconto di grandi eventi vissuti in prima persona, o piccole grandi gesta tramandate dalla memoria popolare. Sicuramente non è un libro per gli amanti della versione moderna di questo sport, quello “muscolare”, quello dell’ “importante è vincere”, fatto di raddoppi e sovrapposizioni invece che di un dribbling, di un tunnel, di un’invenzione. Non è un libro per gli esperti ma per gli appassionati del calcio. Perché alla fine di ogni partita non ci ricorderemo le percentuali del possesso palla, ma il goal di Maradona contro l’Inghilterra, la parata sulla linea di Zoff contro il Brasile, le magie impossibili di Roberto Baggio.

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